Ci guardo in pausa pranzo.

A volte mi chiedo se sia una grande fortuna, o una grande condanna.

Quella di sentire così nitidamente certe cose sulla pelle, certe cose che passano da un capo all’altro del corpo.
Fino ai piedi (di solito freddi).

Di sentire così bene, ad esempio, la gratitudine.
Che molti diranno, grazie ar cà, sarà perché hai una vita felice.
E la risposta è: dipende.
Dipende da cosa intendete per felice.
Per alcuni la felicità è avere tre case e sette conti in banca, o dei bambini da spingere nel passeggino, o avere conoscenze “vip”, o avere la macchina più grossa di tutte nel parcheggio.

Ci sono tante versioni della felicità e io sto provando a trovare la mia.
E vorrei che non venisse giudicata ma, tant’è.

La gratitudine mi spiana la strada della felicità. Perché non voglio avere bisogno di chissà cosa per essere felice e grata.
Voglio esserlo oggi.
Per la famiglia che mi è capitata, gli amici che ho scelto e mi curano ogni giorno con amore, la passione sempre vivida per la scrittura, tutte le storie e le persone che mi sono capitate negli anni e da cui ho sempre cercato di trarre un insegnamento, le lacrime senza motivo e le risate improvvise.

Sono grata per il fatto che qualcuno di voi, qui, legga le mie parole e ci trovi un senso e magari se le rilegga pure e insomma, in un certo senso mi piace pensare che vi ronzino in testa perché vi hanno fatto vibrare, come solo le parole che sono già dentro di noi riescono a vibrare.

Quindi ogni tanto ricordiamoci di una cosa per cui proviamo gratitudine.
Scrivetela nei commenti, se vi va.
Che fa sempre bene.

Se vuoi leggere subito, ogni volta che scrivo una cosa nuova: