Amori che nascono tardi.

Bologna, gennaio 2016.

Bologna sei bella, scrivevo.
Ho odiato per un sacco di anni Bologna.
No, non è che la odiassi, ma non mi ci trovavo, per niente.

Da me funzionava che finito il liceo andavano tutti – e dico tutti – all’università a Bologna. E se non era Bologna, era Milano.
E io, ovviamente, non potevo fare quello che facevano tutti, quindi sono andata a Pesaro.
E non ho mai vissuto la Bologna universitaria.
Per me è sempre stata la città di mio zio, la città dove ha vissuto mia nonna con mia mamma, la città dove fare la gita della domenica coi genitori o il sabato pomeriggio con le amiche prendendo il treno.

Le serate alcoliche qui sono arrivate per me da laureata, da ultra venticinquenne, da amica di gente che ci viveva ancora dopo la magistrale.
Poi mi ci ha portata il lavoro, il palazzo della Regione, i teatri, gli spettacoli, i corsi, le mostre, le fiere.

Mi ricordo ancora le notti sul divano di Fabio e Francesca, in via Azzo Gardino. Scendevo dal treno e prendevo il bus. E mi sembrava un altro mondo. La colazione con loro due la mattina, nella minuscola cucina. I mobili Ikea, che a quei tempi mi sembrava di andare a trovarli a Stoccolma più che a Bologna. Il senso di libertà.

Poi la casa di mio zio: piccola, angusta. Le pareti ricoperte di libri di ogni genere, anno, provenienza, lingua. Trovati nei mercatini.
Una scrivania di fronte alla finestra, un Mac sempre acceso, un sigaro nel portacenere.
Un divano color mattone impregnato di fumo.
Un minuscolo frigorifero sempre vuoto, al massimo con dentro una birra.
La ciambella del water nera, di plastica. Le piastrelle bianchissime, anni ’50.
Il bagno senza porta, ma con una semplice veneziana per metterti a disagio.

Il corso da copywriter, dietro la stazione.
I viaggi in treno. I volti, le storie, il mio lettore mp3 a coprire le voci.
Il tizio che si occupava di lapidi e lo raccontava alla sua vicina di posto sul treno delle 7.52.
I pomeriggi caldissimi senza aria condizionata, a guardare le campagne che sfrecciavano lungo il tragitto.

Quante cose è Bologna.

Se vuoi leggere subito, ogni volta che scrivo una cosa nuova:

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