
Diversamente dalla maggior parte della popolazione, io ho amato il periodo delle scuole superiori.
Perché ve ne parlo con questa foto?
Perché questa insegna campeggia in una delle due stanzette che compongono un microscopico locale che si trova di fronte al mio liceo.
La scelta di fare il liceo artistico è stata la mia prima vera scelta.
Cioè la prima cosa che ho fatto fregandomene del giudizio degli insegnanti delle medie, dei compagni, dei miei genitori in primis.
Ché è quello il difficile. Di tutta una vita.
Vivere con la paura di deludere chi ti ha generato, i tuoi genitori.
Di non renderli abbastanza felici, orgogliosi, soddisfatti.
Di essere qualcosa che non pensavano saresti diventata.
Ma alla fine capisci che ti ameranno lo stesso.
Che se riescono a mettere prima te e poi le loro ambizioni, ti renderanno davvero felice.
Credo che i miei avessero capito che caratteraccio avevo già dal primo vagito, dai capricci, dai piedi pestati per terra, dai pianti, dalle urla, dai canti infiniti, dai balletti, dai travestimenti, dalle risate.
Mi mettevo in un angolo del salotto e disegnavo, tutto il tempo, creavo storie, sceneggiature, favole, manga, fumetti.
Il liceo artistico non è la scelta che si augurano molti genitori.
Di sicuro non la scelta che mi consigliavano i prof delle medie, convinti che sarei stata più felice al liceo scientifico.
Che futuro avrei avuto con un liceo artistico?
Ma quei 5 anni sono stati la mia sicurezza, la mia pace.
Cinque anni tranquilli, dolci, forse non emozionanti e altalenanti come quelli di molti adolescenti (ho recuperato senz’altro dopo), ma li ricordo perfetti così.
La mia classe composta da 15 anime, le 20 ore di laboratorio tra l’odore di acquaragia e colori a olio, il chiostro e il fatto di cambiare aula a ogni ora come nei college americani, i panini del bar! Mi ricordo ancora il sapore di quello più lussurioso, il “jabiri”, fatto con la crema di tonno unita a qualcosa di non ben specificato da Davide, il barista.
E poi le gite: mi hanno aperto gli occhi e l’anima tutte. Ho visto le più belle mostre d’arte della mia vita e non sarò mai grata abbastanza ai miei professori per avermi fatto amare la storia dell’arte in modo così semplice e ovvio, che per un adolescente di ovvio non c’è niente.
Dalì a Palazzo Grossi, Venezia.
Casa Batlò a Barcellona.
Palazzo Te a Mantova.
Il Mart a Rovereto.
Sono stata una ragazzina fortunata.
Se vuoi leggere subito, ogni volta che scrivo una cosa nuova: