Cosa vuol dire sentirsi a casa?

Cesenatico, dicembre 2015.

Sentirsi a casa è una di quelle frasi che senti in certi spot televisivi – che ora tentano di virare al sentimentalismo e farti commuovere pure per venderti un bastoncino di pesce – oppure in una di quelle fiction sui buoni sentimenti della Rai, magari con un protagonista spocchioso che eredita una casa in un paese di poche anime sperduto nel centro-sud e odia tutti ma poi impara a coltivare i cetrioli e si innamora della lavandaia e insomma il resto ce lo avete presente.

Sentirsi a casa vuol dire stare in pace col mondo, a mio onesto parere.
E non è quasi mai un luogo fisico, quella casa. 
È il modo in cui stiamo nel mondo.
E sì, ovviamente ci sono dei luoghi che ci aiutano molto, a stare meglio, ma potrei raccontarvi di molti amici che sono partiti per l’estero pensando che i loro problemi sarebbero svaniti al gate e invece no, gli son rimasti incollati come certi prezzi sugli oggetti degli empori cinesi.

Sentirsi a casa per me vuol dire sentirmi me stessa dalla punta dei piedi all’attaccatura dei capelli, che sia con una persona o in una città.
Sbragarmi.
Che, per chi se lo stesse chiedendo, è un’altra forma di sbracare, che vuol dire togliersi i pantaloni ma anche liberarsi da un’imbracatura.
E mi piacciono entrambi, perché è quello che intendo.
Sentirsi a casa vuol dire sentirsi, in un luogo o con una persona, liberi da vincoli, liberi e con le difese abbassate.

Tutto questo preambolo per dire che sì, Cesenatico è uno di quei posti in cui mi sento sbracata.

Sbracata nel senso che sento che vorrei abitare in ogni casetta lungo il Porto Canale, sbracata nel senso che potrei rimanere seduta al tavolo di uno dei tanti ristoranti di pesce sul canale forse per ore e ore, facendomi totalmente rimbambire dal sole in faccia e dal vinello bianco che non manca mai nel calice.

Sbracata perché Cesenatico ti accoglie sempre a braccia aperte e in ogni suo angolo, con il profumo di pesce fritto, con il vociare ovattato che proviene dalla spiaggia, con il rumore dei campanelli dei risciò che sfrecciano rischiando a ogni curva.
Che poi è anche un po’ quello stato d’animo tutto romagnolo a cui è difficile resistere.

Ma di questo ne parliamo un’altra volta.

Se vuoi leggere subito, ogni volta che scrivo una cosa nuova:

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