Mi piace pensare che ci sia un collegamento fra il primo post e l’ultimo (per ora) del mio profilo.
Ma in verità, non c’è.
Nel 2015, quando ho aperto Instagram, esistevano solo filtri e hashtag. Io ho iniziato a far parlare le mie parole solo dopo, molto dopo…
Ecco il primo post.
Lo ricordo come fosse ieri: ero a pranzo con la mia amica Albachiara, le nostre mamme e mio fratello. Era dicembre, eravamo una splendida famiglia che mangiava dietro una vetrina in centro. E, da quella vetrina, si vedeva una di quelle botteghe che, per fortuna, esistono ancora, a ricordarti com’era fatto il mondo di una volta.

Ed ecco l’ultimo.
Una spiaggia assolata a inizio novembre, a Civitanova Marche.
Uno di quei posti dove mi trasferirei anche domani, perché sa di casa.
Un vento fortissimo, un gruppo di giovani surfer che passa così un meraviglioso martedì mattina.
Una consapevolezza: fossi stata chiusa in ufficio mi sarei persa questo spettacolo, le onde che si muovono quasi come fossimo in California.
Un pranzo di pesce delizioso e ben composto in un posticino da serata romantica, che però anche a mezzogiorno ha il suo perché.
L’idea di una vita lenta ma ricca di cose da fare, al mare. Perché io abito in una città vicino al mare, ma è diverso. Devi prendere l’auto e in 10 minuti ci sei. Ma è diverso, è diverso rispetto ad averlo lì, a due passi, che quasi lo senti entrare tra le vie del paese nei giorni di Bora.
Il mare regala un senso di energia a tutto: alle strade, ai negozi, ai semafori, alle persone. Lo so che è difficile da spiegare ma chi abita sul mare mi ha capita al volo. Nelle città di mare tutto è possibile, tutto è sorridente, perché lo hai lì, vicino a te, il mare.
Ché se sei felice lo ascolti come si ascolta la propria canzone preferita. E se sei triste ci piangi dentro, al mare. E lui accoglie le tue lacrime, le confonde alle sue onde e tu ti senti già meglio.
A volte basta
un sole caldo dopo una giornata grigia
lo Scirocco
un martedì fuori ufficio
un pranzo di pesce
la vista del mare
E tutto sembra luccicare.

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