
Ho bisogno di fare una dedica.
Sembra una cosa molto vintage, lo so.
“Ciao, sono Isabella e chiamo da Ravenna. Vorrei dedicare I Miss you dei Blink182 a Gianluca, il mio fidanzatino. Grazie ciao vi amo siete la mia radio preferita!”
(Vi rassicuro, non è mai successo).
Invecchiando mi sono accorta che, a volte, quando devo dire qualcosa di bello (molto bello, molto importante) a qualcuno, mi blocco.
Come se avessi paura della potenza delle parole che sto per pronunciare.
Come se avessi paura di non sentire nessuna risposta dall’altra parte.
Allora rimango in silenzio, con le parole in gola.
Passa l’attimo e mi dico: okay, forse non era il momento giusto.
Ma giusto per cosa? Chi decide quando è giusto?
E finisce che parlo a sproposito, in un momento in cui forse era meglio non farlo, in un momento in cui l’altra persona manco mi sente, rovinando tutto; come quando ti rovesci il caffè bollente sulle scarpe nuove o stacchi male il numerino di carta in gastronomia e ci rimane quella sensazione di errore evitabile, se solo ci fossimo impegnati un pochino di più nel tirare via il lembo. Chissà che penserà di noi la signora che deve prendere il numero dopo. Ci scusi signora, non siamo buoni neanche a staccare un pezzettino di carta.
Arrivati fino a qui, lo ammetto subito.
La dedica la vorrei fare a me stessa.
E per prima cosa vorrei dirmi che forse dovrei crederci un pochino di più, nella mia felicità.
Che il fatto di essere abituata a non vedere subito i risultati non significa che non arrivino. Detta in altri termini: i risultati arrivano, anche se ci mettono un po’.
Vorrei fare una dedica a me stessa per dirmi che le cose belle che non sono mai capitate, potrebbero capitare. Non c’è nessun ostacolo a impedirlo.
A parte me stessa e il mio autosabotaggio maldestro.
Eppure è così difficile togliere quella patina di disillusione, pessimismo, mera oggettività, quando ci si attacca addosso.
Un po’ come quelle etichette che inizi a tirare via con l’unghia, poi perdi la pazienza e in un attimo ti rimane solo un triangolino sottile in mano, e il resto ben appiccicato al tuo oggetto. Le etichette lo sanno, quanto ci fanno incacchiare. Lo sanno. E rimangono lì, belle immobili, brandello dopo brandello.
Metto nero su bianco questa dedica per ricordarmene anche una volta passato questo mese di buoni sentimenti – in cui millantiamo aperitivi e cene con gente che non vediamo da anni solo per sentirci in pace con la nostra maschera sociale-. Dai ci salutiamo prima di Natale? Certo, come no, ci salutiamo. Ogni anno come se dopo Natale finisse il mondo.
E se non vi fate una dedica scritta, fatevela a gesti: state con voi stessi, prendetevi cura di voi, scrivete i vostri desideri e come poterli realizzare concretamente, imparate qualcosa di nuovo, date una seconda possibilità a qualcosa che non vi piaceva, rilassatevi, annoiatevi, dimenticatevi del telefono per qualche ora.
È la miglior dedica che possiate fare a voi stessi.
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