Diffidare dalle conclusioni scontate.

Bagno di Romagna, 2016

Ciao, sono Isabella e ho questo strano bisogno d’immaginare le vite degli altri. Ad esempio guardando le finestre, le luci nelle case degli altri (Chiara Gamberale, 2010), i volti sui treni, la spesa nei carrelli, la gente in coda alle casse, le famiglie ai ristoranti, i volti in sala d’attesa dal medico.

Il gioco funziona così: sono in un luogo in cui ho il tempo per prendermi del tempo. E osservo i volti di chi mi sta attorno, il modo in cui si muovono, stanno seduti, parlano al telefono, mi guardano.
Volti lunghi, volti tristi, volti che ridono.
Molto spesso illuminati solo dalla luce bianca del telefono.
E poi, soprattutto al ristorante, inizio a indovinare le parentele.
Analizzo le somiglianze, le età dei partecipanti e partono le supposizioni: pranzo tra colleghi/rimpatriata del liceo/gente che fa sport insieme/amici storici con fidanzati annessi/genitori di bambini che vanno a scuola insieme/scuola di tango/corso di ceramica…

Indovinare i rapporti tra gli esseri umani presenti è uno dei miei giochi preferiti. Coppia di adulti e coppia di giovani; questi ultimi sono entrambi i figli o uno dei due è l’accompagnatore del figlio?
Alla suocera amante dei golfini Loro Piana piace il crop top un po’ succinto della nuora?
E qual è il nipote preferito del nonno – che in quel particolare momento vorrebbe solo godersi il suo piatto di cappelletti al ragù- : il maschio che lo rincoglionisce con la Nintendo Switch o la bimba che gli fa pettinare Barbie snodata con 22 articolazioni?
Non è che la fidanzata del biondo a capotavola guarda un po’ troppo insistentemente l’amico moro che sta raccontando il suo viaggio studio a Boston?

Al supermercato invece cerco di capire come proseguirà la serata dei malcapitati che passano dal mio radar. C’è il single uscito tardi da lavoro con l’insalata scaduta a metà prezzo sotto al braccio e la casalinga con marito amante delle partite di calcio che fa scorta di Peroni. Oppure la giovane coppia invitata a una cena tra amici che compra tartare di salmone della Coop per far vedere che sono fusion e di larghe vedute, o il nonno che ama inzuppare il pane secco nel latte a lunga conservazione e ne da un pochino anche al suo gatto (perché quelle scatolette di carne lì nel carrello forse piacciono più a lui che al micio).

Poi ovviamente ci sono io.
Coi biscotti senza lattosio e il Bombay Sapphire nel cestino.
Il succo di frutta biologico e i nachos.
Le gallette di riso e i ciccioli.
Cosa pensereste di me?

La verità è che questo è solo un gioco: diffidate dalle conclusioni scontate. Aguzzate la mente, stimolate lo spirito d’osservazione e date sempre una seconda possibilità a chi avete di fronte.
Attendo vostri racconti.

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