Sono i casini che riesco a combinare.
Quasi con una certezza matematica.
Poteva filare tutto liscio?
Certo.
Lo ha fatto?
No.
A volte il modo in cui sono sbadata è sfiancante.
Quasi mi affloscio come un sacchetto dell’umido che si apre in due come un uovo. Portafogli persi e ritrovati dopo tragitti casa-lavoro ripetuti ossessivamente.
Macchie di smalto mentre sposto paralumi di lampade (che voi direte: ma aspetta che si asciughi, no? No).
Rovesciamenti di struccanti, scomposizione in mille pezzi di ciprie per il viso.
Maglioni a righe grigio topo invece che bianche.
Asciugamani di carta vetrata.
Macchie di olio sulle scarpe nuove.
Puzzle di cracker sui fondi degli zaini.
Lavaggio dell’auto tramite improvvisi rovesciamenti di gel disinfettanti per le mani.
Muri che cambiano colore grazie a gomme magiche usate senza leggere le istruzioni.
Pentole di ceci rovesciate sul pavimento come fossero tappeti.
Sono una maldestra di qualità eppure, ad oggi, sono ancora sana e salva e
– bene o male – con tutti i pezzi attaccati al corpo.
E vorrei dire a tutti i maldestri del mondo che a volte si può guarire: basta lasciar correre. Non arrabbiarsi. Passare oltre.
Tanto è inutile. È fatta.
Prima ce ne facciamo una ragione e meglio è, per la nostra salute mentale e quella di chi ci sta vicino. Che, per fortuna, ci vuole ancora bene (finché i danni provocati non vanno a ledere la loro quotidianità).
Comunque chiedo scusa pubblicamente a tutti quelli a cui telefono disperata quando perdo il portafogli.
Succederà ancora, ma la affronteremo di nuovo, con grande tenacia.
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Ci guardo in pausa pranzo. 