
Sono un disastro ambulante.
Lo ammetto candidamente, senza nessuna vergogna.
Inizio 250 cose e ne porto a termine la metà.
Mi distraggo, cambio rotta, ci ripenso, ci rimugino.
Quando sono convinta di una cosa, invece, vado spedita come un treno, nessun timore, porto a compimento tutta la mia to-do list.
Ma sulle cose creative non ci riesco: inizio mille hobby diversi e mi stufo di tutti.
Tranne che di scrivere.
Perché questo preambolo?
Perché devo farvi una confessione: il blog, come lo avevo pensato all’inizio, non mi piace più. L’idea di fare di questo spazio un archivio per i miei post di Instagram mi sta stretto, strettissimo. Il famoso social inizia un pochino ad annoiarmi, con le sue dinamiche ormai sempre più simili ad altri social che vengono sfornati ogni due anni (balletti, canzoncine, robe tutte uguali. Boh. Sarà che sono anziana dentro).
E tutto quello che scrivo lì è totalmente impregnato di attualità, di stagionalità. Sono sfoghi del momento, idee volanti che molto spesso hanno bisogno del diretto coinvolgimento di chi mi segue.
L’idea di dover buttare qui sopra gli stessi contenuti, senza contesto, senza il filo rosso delle stories, lo trovo forzato.
Allora ho pensato a una cosa: continuare a utilizzare questo spazio come più mi piace, nel modo che mi fa sentire meglio. E che spero continui a piacere anche a voi. Continuerò a scrivere pensieri contemporanei con le foto del passato, finché non le esaurirò. Poi vedrò cosa mi va di fare.
Ascolterò la pancia (senza contare i borbottii della fame).
Se vorrete rimanermi a fianco, in questa mia schizofrenia artistica, ne sarò felice.
Rimarrete?
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