
L’altro giorno riguardavo alcune foto di me da piccola, più o meno a 3 anni.
Ridevo sempre, avevo la bocca aperta in un urlo praticamente in metà delle foto; nell’altra metà facevo smorfie improbabili e strampalate.
Quando riguardo quelle foto ci leggo tutta la me stessa che c’è oggi: perché avoja a dire che nella vita si cambia.
Certo, possiamo cambiare le nostre abitudini, i modi, le maniere, i pensieri, i partiti politici e i gusti in fatti di film. Possiamo adattarci alle situazioni, ai contesti, arrivare a compromessi con noi stessi, con gli amici, i parenti, con tutti.
Ma la nostra essenza è sempre quella.
Non so, la vogliamo chiamare anima? Fate voi.
A proposito: sapete l’etimologia della parola anima?
Il termine anima è la versione femminile di animo, la cui etimologia è riconducibile al latino animus, con il significato di spirito, che a sua volta corrisponde al greco ἄνεμος (anemos) = vento, soffio.
Capite? Un soffio.
Il vostro principio vitale: senza dover coinvolgere nessuna religione, per me è il nucleo di ciò che siamo.
E c’è una cosa che amo proprio delle foto: a volte riescono a catturartela, l’anima. Soprattutto se a scattarti quella foto è una persona che riesce anche solo a intravedere il nostro soffio, la nostra essenza.
Alcuni pensano che fotografarsi sia da egocentrici e vanitosi.
Io dico che, a volte è solo un modo come un altro per vedere chiaramente chi siamo davvero, come neanche allo specchio si riesce.
Fateci caso: fotografatevi, siate onesti davanti al cellulare o alla macchina fotografica. La vostra anima potreste trovarla impressa tutta lì.
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