Il piano B.

Bagno di Romagna, marzo 2016

La maggior parte delle persone che conosco, me compresa, ogni tanto sogna di andarsene da dov’è.

Prendo e me ne vado in Spagna. Negli Stati Uniti. Al Sud. In un’isola deserta. In montagna. In una casetta sul mare.

Ovunque, tranne che nel luogo in cui siamo.

Lo so.
Lo faccio spessissimo anche io.
L’ho fatto per un sacco di tempo: immaginarmi a New York magari, redattrice di una rivista di moda (forse qualche anno prima che uscisse il famoso libro di Lauren Weisberger in cui cita una grande casa di moda italiana, perché avevo iniziato a leggere riviste come Elle e Marieclaire già a 12 anni).

Oppure immagino spesso di aprire una piadineria alle Maldive, quando vedo troppi muri da scavalcare di fronte a me, o un intero set di valigie stipate di problemi da disfare o una coltre di nebbia nel momento in cui c’è da prendere una decisione.

È la prima cosa che ci viene in mente da fare: scappare a gambe levate, pensare che da un’altra parte, lontano, le cose funzionino meglio, il cellulare non suoni più, le bollette non arrivino, la gente sia tutta simpatica, noi sembreremmo quasi più belli e ricchi.

Vi do un parere non richiesto: non è proprio così.
Almeno, non lo è per la maggior parte delle persone.
Sì, c’è una buona percentuale di persone che cerca il posto giusto in cui ricominciare una vita diversa da quella precedente e questo lo comprendo, lo accolgo.
Non è scappare: è scegliere di rimboccarsi le maniche per cambiare le cose.
È scegliere di essere felici.

Molti di noi, invece, lo dicono solo per liberarsi di un peso, momentaneo.
Come se a dirlo, che ce ne andiamo lontano lontano, le cose potessero migliorare, oppure una qualche entità ci graziasse per un secondo dalle beghe quotidiane che ci affliggono.

Preambolo per raccontare che: ho passato tantissimi anni a sognare di trasferirmi a Bagno di Romagna, ridente località termale sull’Appennino, in quella parte affascinante di terra verde tra Romagna e Toscana.
Un sacco di tempo in cui bramavo di andarci in gita almeno una domenica al mese con i miei: per i tortelli alla lastra (la bontà è indefinibile in poche parole), per le terme, per le passeggiate nel micro centro storico, per le camminate nei sentieri, per quell’aria diversa che si respira fuori città.

Ma la verità è che volevo scappare dalla mia vita, sperando che lassù ci fossero dinamiche più semplici, meno rogne, no pensieri, no ansia. Una vita più serena (ma rispetto a cosa, poi?).

È andata a finire che amo ancora Bagno, ma so che non mi ci trasferirei, perché ho fatto pace col dove sono ora e come sono ora.

Ora sì, potrei andare a vivere ovunque (forse) perché sto bene dove sto.

Bagno di Romagna, marzo 2016

Perché ho imparato ad amare quello che ho, il luogo in cui mi trovo; ho imparato a vedere i lati luminosi dei luoghi, delle persone, di me stessa.
Non è che sia sempre tutto in ordine e pulito.
Ho solo imparato meglio a gestire me stessa e me stessa nei confronti del mondo, e ho imparato che posso liberarmi delle mie ansie nel momento preciso in cui decido di liberarmene.
Ovunque io sia.

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