
Sono stata lontana dal mare per tanti, troppi anni.
Sicuramente tutti quelli dell’adolescenza.
Perché odiavo il mio corpo, odiavo il chiasso?, odiavo tutto quello che piaceva indistintamente alle persone normali (beh, questo anche oggi, in parte).
Poi ci ho fatto pace con il mare.
Il mio mare, l’Adriatico.
Ho iniziato ad amarlo tanto, ancor di più quando ho capito che lo sbeffeggiavano in tanti. [Perché ho questa strana passione per le cause perse e amo difendere con tutte le forze i luoghi e le persone del mio cuore].
Il mare in inverno è qualcosa di lucente, più che d’estate.
Le spiagge romagnole sono così grandi che ti sembra di essere su di un pianeta nuovo, fatto solo di acqua e cielo.
Un pianeta in cui puoi pensare a qualsiasi cosa, siccome lo spazio sembra infinito e il mare si porta via le tue ansie a ogni sciabordio.
Da noi c’è anche la pineta, ad attutire ogni cosa.
Sei su una strada trafficata, poi ti infili nella pineta.
D’improvviso non senti più i rumori delle auto, dei bus, delle famiglie e dei ragazzi che schiamazzano sui marciapiedi, non senti più niente: solo lo scricchiolio degli aghi di pino marittimo sotto le tue ciabatte.
Sembra quasi buio, il sole filtra tra le chiome degli alberi ma non scalda come prima. Poi arrivi in fondo al vialetto e ti ritrovi di nuovo accecato, sulla sabbia rovente.
Soli senza sentire alcuna solitudine, mi avevano scritto nei commenti di questo post.
Lo trovo un modo bellissimo per descrivere queste due figure, quella sul cavallo nella prima foto e quella che pesca le vongole, nella seconda.
A volte siamo così presi dall’immagine che dobbiamo dare di noi stessi agli altri che ci dimentichiamo di quanto sia bello farci i fatti nostri senza dar conto a nessuno.
Pranzare al ristorante da soli perché ci va, leggere per ore un libro su una panchina in centro, passeggiare sul molo solo per schiarirci le idee, cantare a squarciagola in auto. Giusto perché ci va.
Io al mare ci sono tornata chiedendogli scusa. Gli ho chiesto se potevamo fare pace, e lui mi ha detto che non avevamo litigato.
Che semplicemente era lì che mi aspettava, perché sapeva che sarei tornata da lui a perdere lo sguardo in quella striscia sottile che lo separa dal cielo.

Sapeva che sarei tornata ogni volta che potevo, in qualsiasi stagione e orario possibile, prendendo l’auto e fuggendo da casa dei miei, dagli impegni, dai doveri, dagli amici che chiedevano su whatsapp “dove sei?”.
E scusate ma quando vado a parlare con il mio mare non ci sono per nessuno.
Se vuoi leggere subito, ogni volta che scrivo una cosa nuova:
3 risposte a “Ho chiesto scusa al mare.”
Bello questo testo Isabella, molto profondo!
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Grazie molte Gianluca 🙂
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Di nulla 😊
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