
E hanno ragione.
Avrei aperto un blog simile, altrimenti?
Un blog che ripercorre le mie vecchie foto di Instagram.
C’è gente che le archivia, che si vergogna di come fotografava anni fa.
Premesso che non sono una fotografa, non capisco il senso del voler dimenticare.
È solo grazie al vostro passato che siete quelli che siete oggi.
Solo grazie a quelle foto sfocate, fatte con pochi mega pixel, senza seguire regole fotografiche o impostare otturatori e ISO, che oggi ho imparato dagli errori e fotografo un pochino meglio di così.
Che senso avrebbe, dimenticarmene?
Sempre tenendo a mente che queste foto, per me, sono pagine invisibili di un diario mai scritto.
Okay, non esageriamo con la nostalgia, però diciamolo: la saudade, il nostalgico rimpianto, a volte può aiutarci a capire chi siamo oggi e perché.
Sto cercando di capire perché finisco sempre nelle stesse situazioni, in un certo ambito della vita. Attori diversi, copione simile, lacrime identiche.
Nel mondo dell’internet spirituale questa situazione verrebbe chiamata ciclo karmico, ma mi sono accorta che neanche i guru e gli specialisti dello zen e della fisica quantistica riescono a mettersi d’accordo sul come chiudere questo ciclo.
Così sto cercando di ragionarci da sola.
Ho sempre pensato che a volte, nella vita, ti capitano certe situazioni perché:
a) sei in grado di affrontarle
b) c’è qualcosa da cui imparare.
L’ho sempre pensato perché mi aiuta a sopravvivere, chiaro.
Non seguitemi per consigli psicologici o spirituali.
Questa è solo la mia privatissima e personalissima visione dei fatti.
Compreso il punto a direi di soffermarmi sul punto b e cercare di imparare a: perdonare, perdonarmi, lasciar andare, accogliere, non arrabbiarmi con me stessa, non arrabbiarmi con la vita, guardare le cose da un’altra prospettiva, pensarci di meno e agire di più.
Funzionerà questa mia strategia?
Stavolta voglio pensare che andrà meglio anche se dovesse andare male.
Il ronzio dei miei pensieri si acquieterà e io me ne andrò, nel silenzio di un freddo tramonto d’inverno.

nostalgìa s. f. [comp. del gr. νόστος «ritorno» e –algia (v. algia)]. – Desiderio acuto di tornare a vivere in un luogo che è stato di soggiorno abituale e che ora è lontano.
Se vuoi leggere subito, ogni volta che scrivo una cosa nuova:
7 risposte a “Dicono che sia nostalgica.”
Imparare è importante ma la svolta sta nel riconoscere, preferibilmente prima 😅. Così o si va avanti consapevoli di ripercorrere una vecchio copione, o menti un punto. Preferibilmente un punto e a capo.
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Concordo Veronica, non è facilissimo metterlo, quel punto. Ma già riconoscere di doverlo fare mi pare un buon passo! 🙂
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Le foto sono carine.
Sulla seconda parte del testo, io penso che a volte si compie la stessa azione in maniera inconscia.
E capita anche a me.
Io faccio questo ragionamento: ho sbagliato anche questa volta penso a dove si sia annidato l’errore, per non commeterlo più.
Ma non sempre ci riesco, vado a tentativi.
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Grazie Gianluca! Sì, si può compiere inconsciamente ma prenderne atto è già un buon modo per arrivare a una soluzione in effetti.
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Di nulla Isabella!
Come dici tu prendere atto è già qualcosa.
Poi in tutto questo c’è sempre un percosso da fare.
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“Pensarci di meno e agire di più.”
“Stavolta voglio pensare che andrà meglio anche se dovesse andare male.”
Parole sante!☀️
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Grazie mille Nicolò 🙂
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