Marina di Ravenna, estate 2015.

Era luglio e uscivo con un tizio.
Non starò a darvi troppi dettagli per la privacy. E perché potrebbe leggere questo blog. E perché potrebbe denunciarmi o aversela a male.
Comunque.
Mi piacque il nostro primo bacio in mezzo alla campagna ravennate, in cerca di una casa per lui. Lo trovai un momento molto romantico e inaspettato, nella calura di un luglio romagnolo.
Ci piaceva stare nella natura, non tanto andare nei locali.
Quel giorno, nonostante il temporale che incombeva, decidemmo di andare sul mare, a pochi km dalla nostra città.
Mi voleva portare in un chioschetto che sembrava uscito da Ibiza e che non aveva niente da spartire con la fila infinita di stabilimenti balneari allineati, puliti, attrezzati e colorati che caratterizzano la nostra costa.
Era veramente un chioschetto di legno microscopico con un dentro un tizio pelato e sorridente che ci diede una birra e ci fece sedere sotto dei gazebi che in realtà erano tendoni colorati tenuti su da grossi rami. O almeno così mi ricordo.
Rimanemmo seduti a bere veramente poco, perché poi iniziò ad alzarsi un vento terribile, la nuvola della foto arrivava precipitosamente e noi scappammo a gambe levate verso l’auto.
Partimmo e andammo verso il molo dell’altra località marittima della città.
Il temporale dopo 10 minuti era scoppiato con una violenza impressionante.
Noi eravamo chiusi nella sua piccola utilitaria, immobili vicino all’ingresso del molo per vedere la potenza del mare e del cielo che si incontravano.
Il molo in questi casi, diventa davvero pericoloso e viene chiuso per sicurezza.
Ma io, lo ammetto, mi sentivo piuttosto al sicuro.
Non sapevo ancora bene cosa significasse, sentirsi al sicuro.
Più che altro perché – a posteriori, se ci penso – mettere questo potere in mani altrui è, spesso, pericolosissimo.
Lui, in particolare, mi scaricò qualche settimana dopo.
Non ricordo bene perché: credo che fosse perché si era appena lasciato con una ragazza dopo tanti anni e dopo un’iniziale infatuazione nei miei confronti, si ricordò che la sua libertà valeva di più della mia compagnia.
E no, se ve lo state chiedendo, non è stato facile fare pace con questo ruolo da “traghettatrice” che inconsciamente mi sono addossata per anni.
Ma le cose cambiano solo quando si inizia ad amare seriamente.
Noi stessi, non gli altri.
Ma di questo ne parleremo.
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